mercoledì 29 novembre 2006

Monografie Teatrali // Stanislaw Ignacy Witkiewicz

Ognuno di noi sogna di trovarsi altrove, di trasformare il grigiore della sua esistenza, di sporgersi nell'ignoto. Questo lo dà soltanto il lavoro sulla filosofia.

Witkacy

Nato a Varsavia nel 1885, commediografo e narratore, Stanislaw Ignacy Witkiewicz [Witkacy] fu anche pittore e insegnante di filosofia. Elaborò una visione storico-filosofica pessimistica, culminante nell'attesa di un'imminente catastrofe dell'europa a opera dei mongoli. Si uccise nel 1939, quando le truppe tedesche e russe si spartirono la Polonia.
Sul piano estetico teorizzò con il "formismo" (Teatro: intro duzione alla teoria della forma pura nel teatro, 1923) il superamento del dualismo forma-contenuto in una composizione di effetti "puri", ottenuta obbedendo a una logica formale interna all'opera e tale da produrre un brivido metafisico. Questo programma fu perseguito da Witkiewicz in oltre trenta drammi, in cui si assi ste all'emergere di un sentimento cupo e catastrofico dell'esi stenza, avvicinabile alla metafisica di Samuel Beckett, mentre il linguaggio della "forma pura" ricorda le soluzioni espressive di Antonin Artaud.
In La gallinella acquatica (1921), La metafisica di un vitello a due teste (1921), La seppia (1922), La locomotiva folle (1923), Il pazzo e la monaca (1925), I calzolai (1934), le commedie di Witkiewicz inscenano personaggi inquieti e crudeli, implacabilmente monologanti ai margini di un'esistenza-rito in cui nulla e definitivo, nemmeno la morte, e l'incontinenza verbale è vanamente opposta alla noia e al vuoto. Importanti anche i romanzi: Addio all'autunno (1927), Insaziabilità (1930), L'unica uscita (1931-1933).
Attivissimo nei cenacoli letterari degli anni venti, è stato isolato e circondato dal silenzio nel dopoguerra, ed è stato riscoperto solo dopo il 1956.

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